mercoledì 9 febbraio 2011

Il sognatore

“Non potrei appioppare tutto a un assistente?”, mi chiedevo in sala professori, di fronte alla pila delle centoventitre maledette prove di esame da correggere. Non ne avevo nessuna voglia, ma la mia deontologia mi impediva di delegare senza un buon motivo.

Improvvisamente, il buon motivo fece capolino dalla porta, nelle vesti di Gustav, il nostro paparazzo:

“Ehi, è sparito Paul LeMound, il medium. Il capo ci vuole subito operativi”.

Con un sospiro di sollievo, scrissi un biglietto per il mio assistente Garry, spiegando che ordini superiori mi impedivano di correggere le 123 prove, che gli lasciavo nel cassetto, da consegnare per lunedì, e mi mossi verso l'ufficio di Von Castellan.

Paul LeMound era un pezzo grosso, la sua sparizione mi era nota: di quei tempi, a New York, era senza dubbio il medium più quotato, e i giornali avevano riportato la sua scomparsa, qualcuno con toni drammatici, gli idioti razionalisti che non crederebbero nemmeno all'esistenza di un mostro tentacoluto se si presentasse per il thé, erano invece quasi ironici perché Paul non aveva previsto che gli sarebbe successo qualcosa di brutto.

Ciò che ignoravo era che Von Castellan lo conoscesse, ma avrei dovuto immaginarlo: c'è qualche posto in cui non abbia le mani in pasta?

Due ore dopo io, Dimitri e Gustav eravamo da Irene, la vecchia, truccatissima madre di Paul, che sembrava genuinamente preoccupata per suo figlio, e (manco a dirlo) ha sparlato di Velma, la fidanzata del figlio e del suo manager, Herbert. Comunque, ci ha dato alcune informazioni utili, e soprattutto le chiavi e un permesso per visitare la casa del figlio, nonché una sua lettera, trovata in casa, e un diario di adolescente. La lettera parlava di un uomo turbato, e con strane visioni di un mondo preistorico, che ricordavano i sogni da adolescente descritti nel diario: Paul si percepiva come un essere enorme e alieno in un mondo preistorico.

Per curarsi era stato ricoverato, e sembrava guarito, ma di recente i sogni erano ricominciati.

Dopo la madre, siamo andati da Velma, un'attricetta da due soldi che non era nemmeno in grado di simulare per bene la sua disperazione. Diceva di essere afflitta, ma mi sa che aveva ragione Irene a dire che stava con Paul più che altro per sfruttarlo. Comunque, era un bell'esemplare di mammifera.

Secondo lei, tutto con Paul filava liscio, ma il nostro segugio le ha mostrato la lettera in cui Paul scriveva il contrario, e lei ci ha cacciato.

Abbiamo ancora visitato casa di Paul, senza grande costrutto, e anche la visita di Herbert, alquanto scostante, è stata poco costruttiva. O meglio, lo sarebbe stata se non ci fossimo ingegnati.

Tanto per cominciare, Gustav ha quasi sedotto la segretaria, dandole appuntamento all'uscita dal lavoro. Mentre attendevamo il momento, ci ha fermati un sedicente e poco credibile agente assicurativo che voleva carpirci informazioni, ma abbiamo notato subito la sua barba posticcia: Dimitri l'ha seguito di nascosto, mentre io mi sono dato da fare per scoprire i risultati sportivi del giorno.

Beh, di nascosto per qualche minuto, poi quello ha cominciato a dare segnali di accorgersi di essere seguito e di non gradire la cosa: nello specifico, ha tirato un bidone e sparato tre proiettili contro Dimitri, che non l'ha presa bene e l'ha ucciso. Già che c'era, l'ha anche ripulito di chiavi, soldi e documenti: era Rodgers, un vecchio amico di Paul, con il quale lo scomparso aveva condiviso un viaggio in Asia di otto anni, in gioventù.

Mentre Gustav si vedeva con la segretaria, la quale descriveva Herbert come un brav'uomo teso per via di certe minacce, io e Dimitri abbiamo inscenato un furto, scoprendo che Herbert era veramente malmesso dal punto di vista economico, ed aveva tre o quattro polizze di assicurazione sulla vita di Paul (che però era il suo unico assistito redditizio – e si prendeva il 50% dei guadagni).

Per finire la serata criminale, siamo penetrati anche nella casa di Rodgers, dove abbiamo trovato un buon numero di libri da ricerca, alcuni appunti, ma soprattutto una specie di proiettore e un libro preziosissimo ed antico: i Manoscritti Pnakotici, di cui si conoscono solo cinque copie, che si ritenevano perdute, e che parla dei tempi preistorici. Non sono ancora riuscito a leggerlo. Non ne ho avuto il tempo: appena arrivati in Università, Dimitri ha attivato il proiettore, ed è comparso una specie di enorme cono con le chele. O così mi hanno detto: io sono svenuto, Gustav ha dato di matto per un po'.

Solo Dimitri ha guardato un po' il cono, che lo ha guardato perplesso, poi è sparito.

Era un Yith.

Brutta bestia.

E, dal diario di Rogers, era chiaro: gli Yith stanno cercando Paul, e volevano che fosse Rogers a trovarlo.

In quel momento, non mi sarebbe poi dispiaciuto essere davanti alle mie centoventitre prove di esame da correggere.

di Jacopo de Medici

9 commenti:

  1. Grandissimo Jacopo, sei troppo un mito. Ora capisco perchè ho chiamato mio figlio come te...

    RispondiElimina
  2. Un inizio che promette strabene! Da cultore del tentacoluto aspetto di leggere il seguito!

    RispondiElimina
  3. Jacopo de' Medici si è limitato a mettere per iscritto le mirabolanti trame ed ambientazioni tessute dal Master e ordite dal gruppo :)

    RispondiElimina
  4. Senza nulla togliere al Master, di cui conosco già le rinomate capacità, Jacopo de' Medici le messe per iscritto in maniera senza dubbio acattivante! Complimenti! :)

    RispondiElimina
  5. Mi piace parecchio anche il look del blog... se non fossi pigro, farei un po' di restying anche al mio...

    RispondiElimina
  6. jacopo de medici, nella realtà, è professore di italiano, latinologo e scrittore assai rinomato dalle nostre parti. Le sue narrazioni fanno parte fi accordi presi ad inizio campagna, adesso domenica bissiamo la serata!!!
    ciao Ale

    RispondiElimina
  7. Da umile illetterato mi inchino a cotanta sapienza! :)

    RispondiElimina
  8. Lo faccio per calarmi al meglio nel personaggio che mi ha assegnato Kuduk.

    RispondiElimina
  9. Un saluto, spero di riuscire a seguirvi.

    RispondiElimina